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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL 25/6/2011 - Ao, assolta la responsabile infermieri: «È terminato un incubo di cinque anni»


Ao, assolta la responsabile infermieri: «È terminato un incubo di cinque anni»
 


«Sono soddisfatta. Per me è stato un incubo durato cinque anni». Queste le prime parole di Daniela Roveda, già responsabile del servizio infermieristico dell’Azienda ospedaliera di Lodi, dopo l’assoluzione dall’accusa di lesioni colpose conseguenti alla violazione del decreto legislativo “626” sulla sicurezza sul lavoro. La sentenza del giudice Angela Scalise è arrivata ieri mattina in tribunale a Lodi. E proprio ieri, alla fine di quello che ha definito un «incubo», la 44enne di Graffignana ha sciolto il riserbo mantenuto durante l’intero processo: «Sono testimone che la giustizia in Italia funziona e che occorre avere fiducia nelle nostre istituzioni». I fatti per i quali la responsabile del servizio infermieristico dell’Ao era finita a giudizio risalgono al pomeriggio dell’8 luglio 2005. Un infermiere 42enne di Crespiatica (che nel processo si era poi costituito parte civile) aveva ricevuto dai suoi superiori l’ordine di sostituire un collega presso l’ambulatorio odontoiatrico dell’Azienda ospedaliera, al Fissiraga. Pochi minuti dopo aver iniziato a lavorare, l’infermiere era crollato a terra con difficoltà respiratorie, era stato soccorso da un’ambulanza del “118” ed era stato trattato con iniezioni di cortisonici (alla fine gli erano stati prescritti tre giorni di prognosi). Alla base dell’ipotesi di violazione dei criteri antinfortunistici, due certificati medici che attestano che l’infermiere era allergico al lattice di gomma.A giudizio erano finiti la 44enne di Graffignana e uno dei responsabili dell’Azienda ospedaliera, poi prosciolto in udienza preliminare. A difendere la responsabile degli infermieri gli avvocati Angelo e Matteo Giarda. «I fatti del 2005 mi hanno portato a buttare alle ortiche una carriera decennale, tanto che mi sono dovuta reinventare imprenditrice a 40 anni - ha spiegato la dottoressa Roveda -. In tutti questi anni ho vissuto questa vicenda come una profonda ingiustizia, visto che avevo sempre fatto il mio dovere con senso di responsabilità. Ero comunque sicura della mia innocenza e, come me, pure i miei collaboratori e i miei superiori. Ora desidero rimarcare che occorre avere fiducia nelle istituzioni, e lo voglio dire in un momento in cui proprio le istituzioni stanno vivendo un momento non facile». Lo. Ri.

 

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